Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



mercoledì 20 ottobre 2010

Uranio




Il nucleare sembra tornare di moda nei giornali, nelle promesse di vari politici e piani energetici di varie nazioni. Con una interessante strategia di immagine, il nucleare viene proposto nelle discussioni su energia e ambiente come l' unica vera alternativa al petrolio, a quasi-zero emissioni di CO2. Nell' ultima conferenza Goldmsmith "Eart, Energy and the Environment", la sessione di apertura e' stata dominata dal senatore Lamar Alexander (repubblicano) che con entusiasmo messianico cercava di convincere la platea di quanto "verde" fosse il nucleare. Esistono anche gruppi ambientalisti "Environmentalist for Nuclear Energy" a sostegno di un ritorno del nucleare su vasta scala.
La tentazione di prendere posizioni di tipo ideologico di fronte al nucleare e' piuttosto facile. L' immaginario collettivo e' stato nutrito per anni di immagini di distruzione e morte evocate dalla parola nucleare.
Nel mio tentativo di capire se realmente il nucleare sia una strada percorribile, ho cercato di isolare quelli che sono i punti cruciali per rilancio su vasta scala

- La materia prima: estrazione, trasporto, arricchimento
- Smaltimento delle scorie e smantellamento vecchi impianti
- Sicurezza degli impianti, delle miniere e delle scorte
- Costo economico per kilowattora

Dedichero' un post a ciascuno dei punti, nei limti dei miei ricordi sbiaditi di fisica nucleare e mancanza spesso di oggettivita'. Le quattro questioni sono legate tra di loro e costituiscono piu' un problema di natura politico-economico che scientifico-tecnologico. In un mondo ideale, senza guerre, terrorismo e avidita' si potrebbe discutere dell' opzione nucleare con lungimiranza, senza escluderla a priori o proporla come panacea per tutti i mali. Nel mondo reale invece uno dei problemi centrali e' il doppio utilizzo che tecnologie nucleari possono avere: costruire bombe o centrali. Negare che esistano gruppi di persone, piu' o meno squilibrate, disposte a usare tecnologie nucleari (in senso esteso) per scopi terroristici e' negare la realta'. Un esempio storico viene dalla setta Aum Shikiro in giappone: negli anni 90 acquistarono una miniera di uranio in Australia e pagarono tecnici russi per l' arrichimento dell' uranio, primo step per costruzione di un ordigno che potesse essere dare inizio ad una nuova apocalisse. Non ci riuscirono per pura casualita' e fretta (il capo voleva la bomba subito, come conferma di una sua profezia...) e si accontentarono nel 1995 di usare il gas sarin nella metropolitana di Tokio, uccidendo una decina di persone. Se si pensa che l' AIEA (agenzia internazionale per il controllo sul nucleare), con sede a Vienna, ha meno dipendenti della polizia municipale di Vienna stessa, si puo' capire come al momento manchi una vera struttura di controllo su scala globale. La discussione sulla sicurezza legata ai primi tre punti di sopra torna ad essere puramente politica.

Un libro che affronta in modo organico e semplice parte del problema e'
"Uranium: War, Energy and the Rock That Shaped the World"

Il libro e' scritto con grande cura, unendo insieme aspetti scientifici e politici in modo mai banale o noioso. Una estesa bibliografia supporta ogni capitolo. Il libro copre un arco temporale che va dalla scoperta dei primi giacimenti nella repubblica Ceca, fino ai giorni nostri, chiamati "The Uranium Renaissance". Il punto centrale del libro e' proprio il minerale e la sua estrazione e come la sua scoperta o ricerca abbia cambiato la sorte di nazioni (e in fondo della storia del secolo scorso).
Una lettura che unisce elementi da romanzo di spie (il capitolo per esempio dell' atomica Israeliana o Pakistana), insieme a vicende da Far West, come la corsa all' Uranio in Utah. Da leggere, prima che la propaganda ecologista pro-nucleare si spinga troppo oltre...

1 commento:

GiMi ha detto...

bravo Leo, una bella serie di post tematici! :)