Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



martedì 27 luglio 2010

cinquanta classiche




In un epoca digitale ho sentito dire piu' volte che le guide di carta spariranno, surclassate dalla rapidita' di accesso alle informazioni che la rete puo' offrire.
E' pur vero che un motore di ricerca come google puo' permettere di ottenere in pochi secondi una messe di informazioni che prima avrebbe richiesto mesi. E' un aspetto positivo e rimpiangere i tempi andati di fotocopie e ricerche in polverosi scantinati di biblioteca sarebbe ridicolo.
Spesso pero' il prodotto quantita' per qualita' rimane una costante e la massa di informazione che si puo' raccogliere in pochi attimi e' di dubbia o scarsa affidabilita'. Ognuno puo' mettere cio' che vuole in rete, con risultati a volte grandiosi a volte pessimi.
Queste elucubrazioni un po' pseudo-intelletuali sarebbero forse dovute scaturire dallo scandolo che incalza su WikiLeaks, controverso motore di ricerca e repository per informazioni classifiche come segrete.
Invece mi sono venute in mente dopo avere acquistato su Amazon una delle guide di arrampicata
piu' belle degli ultimi anni! "Fifty Favorite Climbs, The ultimate North American Tick List", cinquanta arrampicatori e arrampicatrici consigliano una via "classica" nel nord America. Vera pornografia, scintilla per sogni e progetti. Non importa se non riusciro' a salire in libera il "Cobra Pillar" o se mi ritirero' con la coda tra le gambe dopo Evolution Traverse. Cio' che conta e' il senso di sfida e di avventura che il libro ancora riesce a comunicarmi. Le stesse sensazioni io non riesco a trovarle sui forum (noiosissimi) di montagna o in molti siti (con rare eccezioni) di presunti esperti. Nella guida c'e' tutta la fatica e passione dell' autore (Mark Kroese) che ha intervistato veri eroi del verticale, mettendo insieme una ricerca di vie accurata e entusiasmante. E poi la guida di carta tela puoi leggere comodamente stando al bagno, cosa poco pratica con un portatile.
Io difendo cosi' le guide cartace di arrampicata (ma pure di cucina, viaggi, hobby) e spero che non muoiano mai.
Quasi due anni fa chiesi ad un amico di prestarmi una sua guida per fare delle fotocopie. Mi rispose sorpreso e quasi irritato: "Chi ha scritto la guida e' uno di noi, un arrampicatore. Se tu la fotocopi, lui non campa e non scrivera' piu'...". Mi sentii un verme e promisi a me stesso di non fotocopiare piu' ...

l' opzione pinatubo




Nell' Aprile del 1815 l 'eruzione del monte Tambora in Indonesia mando' in orbita un getto di diossido di zolfo alto circa 35 chilometri e formo' 200 milioni di tonnelate di gocce di acido solforico, disperse nell' atmosfera. Un' area di circa 400 mila Km quadri venne ricoperta da ceneri e 70 mila persone persero la vita. Le conseguenza dell' eruzione andarono al di la' dell' Indonesia. Il 1815 e' infatto passato alla storia come l' anno senza estate, con temperature sotto lo zero registrate in piena estate a New York o Londra. L'acido solforico e le ceneri rimasero nell' atmosfera e schermarono i raggi del sole. La fredda estate porto con se penuria di raccolti e quindi carestia.

Sembrerebbe questa una storia dell' inevitabile corso della Natura, sulla potenza degli elementi e sulla fragilita' dell' uomo. Invece e' anche il punto di partenza di una idea che da decenni scava nella testa di qualche scienziato, idea al centro di un recente e controverso dibattito: cambiare il clima e la temperatura del pianeta imettendo nell' aria sostanza di vario tipo in modo da riflettere la luce del sole.

L' idea non e' nuova. I sovietici avevano condotto esperimenti simili, con il sogno di rendere la Siberia un luogo abitabile e coltivabile. Ultimamente diversi dipartimenti federali hanno iniziato a finanziari studi sulla fattibilita' e i rischi.
Visto che (forse) il riscaldamento globale e' dovuto all' inquinamento dell' uomo, una buona idea e' sparare in aria ancora piu' sostanze nella speranza di avere l' effetto contrario.

Un libro uscito di recente - "Hack the planet" -cerca di presentare questo nuovo settore di ricerca noto come ingegneria climatica. L' autore cela mette tutta per dare un taglio avvincente e spiritoso al libro, ma forse avrebbe fatto meglio a scivere la meta' delle pagine e usare uno stile piu' coinciso. In mezzo a tante parole al vento, ne emerge pero' un quadro desolante che e' anche lo specchio di come spesso le questioni ambientali vengono risolte. Si cerca una soluzione momentanea e si lascia alle generazioni futuro il peso delle scelte.
Nonostante non si sappia molto sui rischi e gli squilibri di un simile approccio, in molti pensano che potrebbe essere una soluzione estrema se la temperatura continuera' ad aumentare.
Nel frattempo si potra' ancora guidare cento miglia per comprare un cartone di latte, mangiare 200 chili di carne all' anno e cambiare il cellulare ogni mese. Magari pero' indossando maschere a gas....

mercoledì 7 luglio 2010

Rodeo



Nella mia ricerca dell' America vera e verace non poteva mancare il rodeo il 4 Luglio, festa nazionale e giorno dell' indipendenza.
Quasi per caso, al ritorno da una escursione sulla Sierra, un amico mi chiama per invitarmi a
vedere un rodeo, promettendo una esperienza socio-culturale memorabile e genuinamente americana.
Aveva ragione.

L' arena e' nel mezzo di una piana, senza alberi, ne ombra. Perdo circa due chili di peso mentre
attendo pazientemente in fila per l' ingresso. Intorno a me famiglia con bambini, finti cowboy panciuti e un numero spropositato di signore avanti negli anni vestite con abiti corti e stivali.
In generale pare che gli amanti del rodeo apprezzino il cibo, visto il numero enorme di obesi in fila. Quasi non mi accorgo del tempo in fila, perso ad ammirare questa giungla di umanita' varia...

Dentro l' arena mi accoglie un misto di odori da fare venire il malditesta.... c'e' di tutto, ma niente e' commestibile. La folla da l'assalto ai vari stand e tutti fanno rifornimento di galloni di coca cola, chili di amburger e fritture di vario tipo. Mica si puo' rischiare di rimanere a pancia vuota per due ore!
La famiglia davanti a me si attrezza per bene con una specie di cestino
in cui sono impilati una decina di hot dog, divorati a velocita' da record. I tre bambini piangono perche' vogliono il gelato e il padre li zittisce comprando un secchio di gelato alla vaniglia... staranno buoni per almeno venti minuti, prima di lagnarsi di nuovo.

Quando la folla ha placato l' appetito bulimico, ecco finalmente lo show!
no anzi... prima c'e' circa un' ora di inni americani, saluti alla bandiera, saluti alle truppe, saluti ai veterani, onore agli eroi. Una ventina di ragazze entrano al galoppo nell' arena sventolando bandiere a stella e striscie. Sono vestite con corpetti dorati e i poveri cavalli
quasi soccombono sotto il peso di questo amazzoni dalle forme giunoniche. Altre venti minuti in cui cercano di convincere il pubblico delle loro doti equestri, con scarso successo.
L' inno americano e' cantato da una "cantante classica": parte male, troppo alta, e finisce per urlare sul crescendo finale! ma mica guardiamo le sottigliezze, l' inno e' sempre l' inno!

Dannazione, voglio vedere i cowboys, quelli veri! ho pagato venti dollari e dopo due ore
mi hanno rifilato solo proganda di ultra destra. Si perche' lo sponsor principe e' NRA,
National Rifle Association, quelli che difendono il diritto ad avere armi e usarle... c'e pure l' estrazione di un premio, un fucile Winchester...

Eccolo finalmente lo show!
pezzo forte "bull riding", ovvero stare in groppa ad un toro il piu' possibile... forse i tori
erano piuttosto incazzati o forse i cow boys non si erano allenati abbastanza, ma non stavano in sella manca cinque secondi, di solito proiettati in orbita o scornati.

Ma al di la' del mio cinismo e del mio senso estetico penso che il rodeo abbia un lato positivo, che quasi fa dimenticare il resto. Nonostante tutto infatti in quell' arena si respirava un senso di comunita'. Persone unite nell' organizzare la festa, partecipare a qualcosa al di la' della loro esistenza privata. E questo e' sempre meglio che stare di fronte ad una TV o spendere tempo al supermercato.. si forse potrebbero evitare tutta la propagada, ma e' un' inizio..
E in quell' arena polverosa, in quel misto di cavalli-salsiccia arrosto-urla-spintoni nel mio cuore di solito felpato e' tornato prepotente un senso di nostalia per la Sardegna e le sue feste - i Candelieri, la Cavalcata, S' Ardia - e il loro caotico fascino...poi
i bambini di fronte a me hanno riniziato a chiedere cibo e quell' attimo di nostaglia si e' dissolto..