Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



giovedì 17 giugno 2010

Serpenti e intrusi



Vivere in citta', stare in ufficio lontano dagli elementi naturali porta la mente umana all' atrofia. Ci si dimentica che non siamo gli unici esseri sul pianeta e si finisce per credere che l' uomo e' al vertice di una immaginaria piramide evolutiva costruita nel tempo solo per dare all' uomo diritto alla razzia del pianeta.

Mentre arrampicavo in un area un po' isolata, un serpente a sonagli e' sbucato da una fessura.
Il suono della coda aveva annunciato la sua presenza, ben prima che la mia debole vista potesse scovarlo. La prima reazione e' stata : "Cosa ci fai qui?!", ma poi, a pensare alla ferraglia che mi portavo addosso, alla mia pelle scottata dal sole e al mio desiderio di vincere la gravita' scalando, ho capito quanto stupida fosse la mia irritazone e meraviglia per questo incontro
rivelatore...

martedì 1 giugno 2010

Trapanatori Seriali

Jim Donini, boss senza eta' dell' alpinismo Americano, ironizzava sulla frenesia arrampicatrice in California. Ogni masso o formazione rocciosa e' presa d' assalto, causa pressione demografica e ansia da prima salita di molti arrampicatori. I risultati a volte sono vie di scarso valore, come io e' Charlie abbiamo sperimentato sulla nostra pelle...

Prologo: Pioggia e neve (a maggio!) sulla Sierra, stavano per rovinare il fine settimana
arrampicatorio. Volevo assolutemente tornare a Woodfords canyon, dove, nelle ultime tre settimane, stavamo esplorando nuove aree non ancora presenti in nessuna guida. Pur di non rimanere a casa decido insieme a Charlie di visitare un area di arrampicata sportiva appena chiodata. Con rare eccezioni, le poche aree sportive in Nord California offrono di solito arrampicata mediocre con chiodatura dubbia e roccia un po' marcia.
Forse perche' il granito non offre posti adatti o forse per una certa resistenza culturale.

Primo tempo: Arriviamo alle 9.00 nel primo settore, che vanta sulla carte quindici vie fino al 12a. Si rivela invece una specie di scherzo, con gradi gonfiati, chiodatura ascellare ogni metro e mezzo, via di cinque metri di reale arrampicata e il resto come una gradinata. Per di piu' roccia mediocre.
Chiudiamo entrambi a vista tutte le vie in due ore, ulteriore prova di gradi farlocchi. Sono le 11 e non abbiamo niente su cui arrampicare.

Secondo tempo: Decidiamo di esplorare un altra area nuova e quasi top secret (avremmo capito poi il perche'), Table Mountain. Dista giusto due miglia di facile sentiero. Da lontano la parete ricorda un falesia inglese, con colline verdi e roccia nera. E' alta circa cento metri e con il binocolo da lontano iniziamo a entusiarmarci. Sul posto linee di spit percorrono tutta la parete che sembra quasi un posto decente. No invece. La roccia si sgretola a toccarla, non c'e' una sola presa decente e la vite dei primi spit gira sulla roccia, segno di cattiva chiodatora. Io sono per andare via. Charlie sostiene che in alto la roccia e' sicuramente migliore, non possiamo fare i viziati che vogliono sempre rocce perfetta. Ad occhio segliamo una linea che potrebbe essere interesante...
Raggiunto il primo spit viene giu' un blocco grande come un libro. "Su e' meglio" continua Charlie. Secondo spit: viene via un altro pezzo e Charlie chiede una pausa e si appende: brutto segno. Il resto e' piu' o meno noia: un blocco di pietra per ogni movimento e io sotto a schivare. Dopo un' ora di "blocca, cado, sasso" la sosta.
Un disastro. Non soddisfatto dello spettacolo voglo provarla pure io. Stessa scena a ruoli inversi. Maledico tra me l' idiota che ha chiodato e io che
ho pensato che salirla flash valesse qualcosa.
Sfiancati psicologicamente e disgustati dal posto, optiamo per una birra.
E pensare che avevamo in programma una giornata di arrampicata sportiva, senza stress, in sicurezza...