Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



sabato 27 settembre 2008

Disease




Ho acquistato il libro attratto dalla grafica, senza neanche sfogliarlo. Era in offerta in un grande magazzino e la Grande Falciatrice in copertina appariva cosi' fuori posto in mezzo alla biografie in offerta di oscuri personaggi famosi del mainstream americano.
Piaghe, virus, batteri, epidemie sono i protagonisti di questo libro. L' autrice (Mary Dobson) ne descrive cinquanta, facendo una cronologia della malattia, il suo impatto nel corso degli anni, spiegandone l' origine e i fattori che l' hanno fatta proliferare o hanno portato alla sua estinzione.
La fantasia corre sulle immagine d'epoca o spinta dalla descrizione degli effetti dell' Ebola.
Cio' che mi ha colpito sopra ogni cosa e' che qualsiasi malattia tu possa segliere, sicuramente questa continua a mietere vittime in Africa. Cosa ancora piu' triste, a volte basterebbero soluzioni a bassa tecnologia per salvare milioni di vite. Una rete antizanzare nel letto, basterebbe a ridurre drasticamente i casi di malaria...
Ma pare ora ci siano altre priorita' (salvare Wall Street per esempio). Magari un giorno sara' pure il turno dell' Africa...

domenica 21 settembre 2008

italiani brava gente

Nel Marzo del 1891 una folla di circa ventimila persone lincio' venti italiani, accusati e poi assolti di omicio. Theodore Roosevelt dichiaro ' che gli USA avrebbero' dovuto dare un risarcimento all' Italia, ma in privato, scrivendo alla sorella, defini' il linciaggio come "rather a good thing", una buona cosa. Gli italiani erano considerati "dei mezzi negri" e linciarli non era nemmeno reato in molti stati del Sud. La vicinanza del "Bel Paese" alle coste Africane era usata da molti come giustificazione di una teoria razziale che vedeva gli italiani come dei sub umani: benche' bianchi "sporcavano la razza bianca". Gli Italiani erano agli ultimi posti nelle classifiche sull' intelligenza, stilate grazie ai test che venivano fatti sui migranti all' ingresso negli USA (chi ha visto "Nuovo Mondo" si ricordera' la scena del quiz con i pezzi di legno..). E' trascorso un secolo o forse pure meno, visto che fino agli anni cinquanta i migranti Italiani stavano ai margini della societa' americana. I messicani ora hanno preso il posto degli italiani, dei polacchi e degli irlandesi, eppure, nella facce dei messicani che aspettano al mattino al bordo della strada per un lavoro a giornata, mi sembra di rivedere le "facce da Sud" di molti italiani del secolo scorso.

Sarebbe bello avere una macchina del tempo, prendere per esempio un barista milanese e suo figlio, e catapultarli nell' Alabama o nella Louisiana di inizio '900 e vedere se magari riescono a convincere i bianchi del posto del loro sano e genuino razzismo e uscirne vivi. Ma forse il padre e figlio sono solo uno dei tanti prodotti di un paese incancrenito, che elogia il fascismo nei pubblici comizi, che vuole i militari nelle strade, che picchia i gay, che assalta i campi rom, che ammazza per dei biscotti, che sta muorendo soffocato dalla sua stessa ignoranza. Da fuori e' uno spettacolo orribile leggere i giornali italiani, seguire l' onda nera che avvolge tutto, riscoprirsi impotenti e spaventati per un futuro che in italia sembra non esserci. E sentirsi pure un po' colpevoli, almeno io, perche', in un altro momento non tanto lontano, non avremmo permesso cosi' facilmente tutto questo.

lunedì 15 settembre 2008

Albione arrampica...




Per una persona come me,ossessionata dall' organizzazione e portata a vivere la montagna e l' arrampicata con una certa vena di militarismo-finto erorismo dei tempi che furono, trovare un compagno di arrampicata che mi supera in questi aspetti compulsivi e' sempre sorprendente....
La miscela finale puo' essere a meta' tra l' esaltante e il delirante, il confine e' labile.
Soprattutto se poi il compagno di cordata viene dalla perfida Albione, e' stato "forgiato" alla scuola del trad inglese ed e' decisamente forte...
Finisce quindi che mi sveglio alle cinque di Sabato mattina a Yosemite, dopo qualche ora di sonno e le solite duecento miglia di Venerdi' notte, mantre a qualche metro di distanza (dormiamo senza tenda per risparmiare tempo....) il mio compagno si sta ingollando due lattine di una miscela di guarana-ginseng-caffeina e inizia a dirmi che siamo in ritardo... Ok, mi alzo e mentre cerco di fare una specie di colazione, lui e' con l'imbrago e tutto il materiale addosso seduto in macchina...
Ok, rinucio al caffe' (che poi fa brutti effetti e perdiamo altri cinque minuti...). Si parte per
fare la East Butress su Middle Cathedral: una via con difficolta massima di 5.10c (VII) ma che attrae schiere di gumbies, "come lo zucchero le formiche" disse qualcuno, attratti dall' idea di fare una via lunga e in fondo moderata, per gli standard della valle.
I gumbies (in italiano merende o merenderos, categoria della quale faccio per lo piu' parte) sono il nostro vero terrore e non la difficolta' della via in se'. Ci stiamo immaginando di rimanere intrappolati da una cordata lenta di incapaci e dovere bivaccare in cima, come successo a dei nosti amici bloccati a meta' via da una cordata di idioti. Al parcheggio c'e' una coppia di arrampicatori che viene dalla repubblica ceca: il mio amico C. inizia a bestemmiare, che se non avessimo perso 5 minuti saremmo i primi... in realta' i Cechi sono persone ragionevoli e percependo una certa furia da parte nostra ci lasciano passare davanti. Cosi' ci siamo fatti di filata la via in quattro ore, anziche' il minimo delle sette previste, e riducendo gli undici tiri in soli sei: una corda da settanta metri, simul climbing nella sezione facile, cambi di materiale super veloci e zitti alle soste! Ovviamente foto quasi nessuna...si perde tempo!
Dopo una discesa faticosa, io avevo dato il mio per il giorno e forse pure per il WE...ma sia la pressione di C. sia il fatto che avevo guidato, beh abbiamo continuato a concatenare tiri e vie sia il pomeriggio che tutta Domenica, portando a casa un altro paio di vie a cinque stelle.
Oggi e' Lunedi e avrei bisogno di un WE per riposare...




Nelle foto: Charlie sull' ultimo tiro di EB; un tentativo di autoscatto alla sosta di quarto tiro, con sullo sfondo il paretone di El Cap (che e' il vero obbiettivo)

domenica 7 settembre 2008

Autarchia!

In previsione di una carestia globale, ho trasformato un terzo del mio
giardino dietro casa in un piccolo orto. Avrei fatto a meno del resto del prato, ma e' stato un compromesso fra le mie velleita' di decrescita e l' estetica
(dubbia) del proprietario di casa. Il prato inglese e' una degli aspetti piu'
fastidiosi della cultura urbana in California. Il clima qui e' arido e secco, quaranticinque gradi possono essere la norma; eppure si sprecano tonnellate di acqua ogni giorno per mantenere verde il prato di fronte casa. E' vero che i prati contribuiscono a mitigare la temperatura, soprattutto la sera, ma ci sarebbe infinite specie native con cui fare lo stesso e
con meno spreco di acqua. E poi il prato verde e' pure noioso e richiede una cu
ra incredibile.
Ho tentato di piantare un po' di tutto, sperando di avere un raccolto in inverno
e , soprattutto, di poterlo mangiare. L'uva del giardino questa estate era infa
tti abbondante ma e' finita molto presto, quasi tutto il raccolto divorato
da una marmotta che si aggira nel vicinato. Ha mangiato tutti i grappoli lascian
do solo il raspo, proprio come fanno anche le volpi.
Spero che cavoli e carciofi non siano altrettanto succulenti per i roditori.