Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



domenica 16 dicembre 2007

Merendero's Reverenge

Ieri e' stata la mia iniziazione al Trad Climb, in stile California.
Il posto scelto da Tom, la mia "guida" local, era Sugarloaf nella regione di Tahoe Lake: una specie di dome o zuccotto o Pan di zucchero appunto, di granito fessurato. Memore di qualche claaassicaaaa sulle Alpi in stagioni ben piu' miti, devo ammettere che la notte prima mi stavo immaginando scenari da Alpinismo Eroico con freddo alle soste, mezze corde ghiaggiate e fessure off width piene di neve. In piu' la mia ultima uscita su granito risaliva a circa otto anni fa'...insomma c'erano le premesse per passare la giornata appeso alla jumar, nel migliore dei casi.... In piu' c'era in gioco l'onore della pugnace et da sempre ammirata stirpe Alpinistica Sarda e, non da meno!, il dovere di portare alto l'onore dell'Italico Alpinismo... beh piu' semplicemente dovevo arrampicare in modo decente per non fare proprio la figura del subumano e guadagnarmi l'accesso a future uscite....
Eppero' avendo sentito di sonori schiaffi presi sul granito in California, da gente ben piu' forte di me, ci sono andato con la titubanza degna del migliore merendero. Alla fine niente tormente, niente Alpinismo Erorico, niente sofferenza alle soste. Alla base della parete climbers iperilassati, seppure diciamo arrampicare senza lo spit a un metro dai piedi sia una esperienza non sempre rilassante.
Dopo un giro su una placca come riscaldamento, abbiamo fatto una fessura facile in cui io, pavido, sono salito da secondo giusto per capire cosa fosse e come piazzava i cams...Ho cosi' deciso che era il momento di provare ad andare da primo...Tom non ricordava i gradi, o meglio dava degli intervalli molto ampi tra il facilissimo e il mortale... alla fine mi ha sparato su una fessura di dita di 5.10c (un banale 6b...): il fatto di poter chiedere difficilmente resting e l'idea di volare su un nut messo da me....beh ha permesso di chiudere pulito la via...La sensazione di totale apertura dei sensi e' il premio, piu' che il grado (forse strettino...) che comunque non riesco a paragonare con altri simili.
La giornata e' continuata con altre fessura (in cui ho tentato il famoso incastro di testa o della disperazione...) e altre placche... ma io ero in stato di grazia e manco le scarpette nuove troppe strette mi hanno potuto fermare (le avevo messe di proposito per poterle usare come scusa, visto che le unghie me le ero tagliate qualche giorno prima) e mi sono guadagnato il pass per altre imprese di alpinismo eroico...

martedì 11 dicembre 2007

freegans..

Che poveri e ricchi mangino in modo differente e' forse una constatazione banale.
Ma mai come qui, il modo in cui si mangia segna in modo netto ed evidentissimo le classi sociali. Mangiare biologico, o semplicemente stare alla larga dai grandi centri commerciali e dal cibo spazzatura, costa. Borghesia ricca, ben educata (di solito bianca) mangia sano e puo permettersi di fare la spesa nei farmers market, nelle catene alimentari bio e solidali. L'altra scelta e' la grande distribuzione, i super-discount con prodotti scadenti, in confezione giganti e che costano poco. E' l' unica opzione per chi non ha molti soldi o per chi non si e' mai posto il problema di cosa relamente mangia. L' assenza di una cultura del cibo, di una sorta di tradizione culinaria rende ancora piu' difficile l' accesso ad un cibo di qualita' per il proletariato o sottoproletariato (..'azz ho cercato di non usarli 'sti termni... ma e' stato troppo forte...) . Insomma non solo compri merda, ma se non hai nemmeno mai visto come si cucina: si finisce per mangiare sempre prodotti gia' pronti, privandosi anche dell' aspetto sociale e comunitario del mangiare.
Essere vegetariani o vegani e' purtroppo un fatto di elite, benche' il numero di vegans sia in aumento. Una elite che ha preso coscienza di un serie di problematiche, che trova il tempo per comprare e prepare cibo in modo diverso. Insomma facendo la spesa in uno di questi supermercati/boutique, in mezzo ad una clientela politicamente corretta e ben educata, mi e' preso lo sconforto piu' nero a pensare a come una cosa cosi elementare come mangiare verdura, sia diventato una "roba da ricchi".
Pero' poi la sera leggendo il libro di Perer Singer "The way we eat: why our food choices matter" (ci scrivero' su' appena lo finisco..) ho scoperto dell' esistenza dei freegans. Persone che rigettano in toto il modello consumista e decidono di mangiare cio' che trovano nei cassonetti dei supermercati o dei ristoranti. Soprattutto la grande distribuzione getta via grosse partite di cibo per ragioni svariate ( poco spazio nel magazzino, data di scadenza ravvicinata, prodotto piu' fresco da vendere), cosi' con un po' di sforzo i freegans recuperano e riusano cio' che il "sistema" scarta. la presenza di una scelta etica dietro il gesto e la sua scelta consapevole fano si che i freegans non possano essere visti come barboni o monnezzari. Una scelta simile non permette di cambiare il modello dominante , pero' mette almeno allo scoperto in modo radicale il rapporto folle che c'e' ormai tra l' uomo, gli oggetti e il mondo che lo circonda.
Io continuero' a fare la spesa in mezzo ai bianchi ben educati senza pero' avere l' idea di stare
salvando in mondo. mentre mangio una zuppa di lenticchie...

venerdì 7 dicembre 2007

CASA


Cercare casa e' stato piu' facile di altre volte. Ma come altre volte la fatica di andare in giro
per vedere stamberghe storte e appartamenti e' stata ripagata dall' esperienza di geografia sociale e psicologica che cercare casa comporta. Riscoprendomi quasi in Itaglia di fronte al modo di trattarti delle agenzie e dei vari strozzini che affittano: mai o quasi mai l' appartamento grigio-moquette
corrispondeva alla foto sul sito e la piscina ( tutti i residence ne hanno una, pure i peggiori) era sempre meno azzurra del depliant..." ma se viene d' estate, da quella angolazione riconoscera' di certo la fotografia".
Questa volta ho seguito la strategia del cinico candore, dicendo da subito che la casa mi faceva schifo, che non era giusto affittare a quei prezzi e che ritenevo il tutto molto poco professionale. Ho fatto un grande sforzo linguistico per esprimere tutto questo, ma dopo tre volte gia' avevo mandato a mente le frasi giuste. La reazione e' stata di solito di imbarrazzo, visto che qui hanno la mania di accoglierti sempre come se ti conoscessero da tempo, simulando un entusiasmo eccessivo per il solo fatto di avere detto buongiorno.
Alla fine ora ho un posto, che e' come lo cercavo e volevo...la sincerita' paga.

quasi un mese

Piegandomi alla mia vena intimista (sconosciuta forse ai piu' ) prima di partire mi ero deciso di raccontare del viaggio, dell' arrivo e di cio' che avrei trovato nel Nuovo Mondo. Poi burocrazia, casa, uffici, mobili, lavoro o semplicemente capire dove fossi hanno occupato la testa e il tempo. E solo dopo quasi un mese riesco a scrivere le prime righe per aprire questo spazio. E a capire pure dove sono.